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Viaggi - Osservatorio sul turismo di qualità
Cala Coticcio, sulla costa orientale dell'isola di Caprera

A 40 anni dal colpo di fulmine, l’amore di Jerry Calà per la terra smeralda non conosce crisi. E dopo averla frequentata per anni come turista, oggi ne anima le notti con show dal sapore anni 80

Jerry Calà, attore, show man e animatore delle notti sarde
Jerry Calà, attore, show man e animatore delle notti sarde

Al cinema, il battesimo con la spiaggia e il mare lo ha svolto fra la Versilia e la riviera romagnola. Scorribande fra ombrelloni e sdraio a caccia di aitanti ragazze da abbordare, documentate da film culto degli anni 80 come “Sapore di mare” o “Rimini Rimini”. Ma se si parla di sentimento, il cuore di Jerry Calà prende la forma della Sardegna. Una terra conosciuta 40 anni fa e che da allora l’attore non ha mai tradito. «Mi sono innamorato subito del mare, del paesaggio, della gente e del fascino di questo posto – spiega – a metà fra la terra e la luna».

Quando è scoccata la scintilla?
«Nei primi anni Settanta, quando ero ancora un ragazzino. Al tempo la Sardegna era molto understatement: si girava con macchine vecchie, nei ristorantini c’era a malapena la luce e l’atmosfera era molto più discreta. Poi negli anni è diventata anche una meta prediletta da vip, sceicchi e così via. Ma questo non ne ha certo intaccato la magia: se ad esempio la sera vai sulle rocce della Gallura c’è una veduta straordinaria. E io, che un po’ il mondo l’ho girato, a volte penso: “ma dove vado quando certi paradisi li ho già di fianco a casa?”».

Un paradiso con cui ha festeggiato le nozze – manco a farlo apposta – di smeraldo. Come mai tutta questa fedeltà?
«Per la stessa ragione che mi ha spinto a frequentarla: la sua bellezza. In barba al costume italiano di buttar giù ciò che invece andrebbe valorizzato, io dico sempre che è uno dei posti più belli al mondo, con strutture ricettive all’altezza. Noi siamo un Paese che dovrebbe vivere di quello e in Costa Smeralda l’hanno capito da tempo. Tanto che anch’io, dopo diversi anni di vacanza, a un certo punto ho pensato: ma perché non unire l’utile al dilettevole e crearmi una base dove la gente può venire a trovarmi e vedere i miei show?».

E così a Poltu Quatu è nato il suo “Villa Smeralda”, uno dei numerosi locali che animano le notti sarde. Quale formula di intrattenimento ha scelto?
«Io ho scelto un format popolare, un po’ diverso dalla solita discoteca o dal locale per “stravipponi”. Una ricetta che ha funzionato a Poltu Quatu e che ho trasferito nel cuore della Costa Smeralda, a Porto Cervo al Sopravento, di fronte al Sottovento della stessa famiglia Verona. Una struttura splendida, con tanto di residence e ristorante».

Alla vita notturna della Sardegna lei ha dedicato pure un film. Come l’ha descritta?
«In “Vita Smeralda” c’è un po’ di preveggenza. Attraverso gli occhi di tre ragazze, racconto quello che ho visto in decine di estati, compreso il momento un po’ di decadenza del costume. Quando il film è uscito molti hanno storto il naso, invece dopo 3-4 mesi è scoppiato Vallettopoli e si è capito che avevo semplicemente fotografato la realtà. In ogni caso, quello rimane innanzitutto un film d’amore per la costa».

Cos’è cambiato nel frattempo?
«Quella è stata una stagione turbolenta, ma negli ultimi anni la costa è cambiata. È tornata la gente tranquilla, senza tanti fronzoli, che ha voglia di godersi il paesaggio. Hanno anche abbassato un po’ i prezzi. Il lusso è un’industria importante, ma al suo fianco si possono fare cose a prezzi accessibili come cerco di fare io».

Di lei abbiamo l’immagine di eterno ragazzo con la voglia irrefrenabile di divertirsi. Ma esisterà pure una sua cotè più raccolta. In quali luoghi dell’isola si reca quando vuole dar spazio a quel Jerry Calà?
«Certo. Io lavoro la sera, ma la giornata la trascorro con la famiglia. Avendo un gommone, ci piace andare nelle calette più belle e nascoste alla ricerca di silenzio e pace. I luoghi del cuore sono tanti: in primis Caprera, dove ci sono baie spettacolari dove nuotiamo coi pesci. Quando c’è il maestrale invece, vado in un posto chiamato Logusantu, dove c’è uno degli ulivi più vecchi della Sardegna, quasi millenario. In più ho un caro amico che ha uno “stazzu” in campagna, dove si mangia il vero porcedddu e ci si gode il tramonto. Amo molto San Pantaleo, diventato il paesino degli artisti, dove ci sono continuamente mostre, esposizioni, mercatini. Insomma, la Sardegna non è solo glamour, è anche verità, amici e intimità».

• di Giacomo Govoni



Nella foto in alto, Cala Coticcio, sulla costa orientale dell'isola di Caprera