
Attraversata dai viandanti medievali e immortalata dai pittori della Scuola senese, la Val d’Orcia è una gemma paesaggistica a est della Toscana, arricchita da un parco naturale e tutelata dall’Unesco. Massimo Magrini ne descrive il fascino senza tempo

Dolci colline degradanti, case coloniche incorniciate da maestosi cipressi, terra rossastra e fazzoletti di ulivi, discreti e perfetti, a intarsiare la valle. E sul tutto, un’ampia pennellata di tardo Medioevo. Alla Val d’Orcia, perla naturale della Toscana ai piedi del monte Amiata, piace presentarsi così. Per sedurre i visitatori di oggi così come, qualche secolo addietro, avvenne con gli artisti senesi che la celebrarono in tutta la sua magia. «È un territorio di dimensioni importanti – spiega Massimo Magrini – riconosciuto patrimonio dell’umanità per il paesaggio culturale plasmato dall’opera dell’uomo, che ha interagito in modo rispettoso con l’ambiente tanto da poter parlare, nel caso della Val d’Orcia, di antropizzazione culturale».
Il riconoscimento dell’Unesco è arrivato nel 2004. Cinque anni prima era nato il Parco artistico e naturale. Quali valori naturalistici e culturali custodisce?
«Il sito coincide con l’area naturale protetta di interesse locale (Anpil) Val d’Orcia e comprende quasi nella loro totalità i Comuni di Castiglione d’Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico d’Orcia, con un’estensione complessiva di 61.000 ettari. L’istituzione dell’Anpil ha dato ai Comuni gli strumenti normativi per gestire un’area in cui i valori antropici si intrecciano a quelli naturalistico-ambientali. Un processo iniziato nel pre Rinascimento e in cui l’agricoltura, oggi come in passato, riveste un ruolo fondamentale nella gestione del territorio aperto e nella salvaguardia del paesaggio culturale della valle. Dentro al parco, i cui confini coincidono con l’Anpil, la Regione Toscana e la Provincia di Siena hanno individuato 5 siti di interesse comunitario, nazionale e regionale e sono state istituite 4 riserve naturali provinciali in luoghi particolarmente significativi sotto il profilo ambientale».
In quali scorci della vallata si colgono meglio le tracce rinascimentali?
«Il paesaggio della Val d’Orcia è per lo più quello del “mare di creta” descritto dai pellegrini del Medioevo che percorrevano la via Francigena che attraversa la valle longitudinalmente verso Roma. Ma è soprattutto, come dicevo, quello del “buon governo”. L’iconografia storica e gran parte della pittura della Scuola di Siena ne hanno evidenziato le sue configurazioni principali: i pascoli e i seminativi nudi, le colture miste e, caso raro in Toscana, il reticolo agrario a maglia fitta tipico del sistema mezzadrile introdotto fra il XIV e il XV secolo. Nelle aree di maggior pregio del comune di Radicofani ad esempio, permane una parcellizzazione del territorio che risale alla repubblica di Siena, come si desume dallo Statuto del 1441, quando il territorio venne suddiviso per soddisfare i bisogni alimentari della comunità».
A Strasburgo, avete presentato i prodotti eccellenti del territorio del
Montalcino. Su quali specialità avete richiamato l’attenzione del consesso europeo?
«Oltre al Brunello di Montalcino, punta di diamante della Val d’Orcia, abbiamo presentato altri prodotti importanti della nostra terra: lo stesso Orcia Doc, vino con meno tradizione ma con grandi prospettive, il formaggio di pecora, i salumi e l’olio. Ma si è cercato di promuovere soprattutto l’unicità del territorio, la vera garanzia dell’alta qualità dei nostri prodotti agroalimentari».
In quella stessa occasione, lei ha dichiarato che l’area sta vivendo una fase di trasformazione. A cosa si riferiva?
«La Val d’Orcia è un sistema in continua evoluzione, ma vi sono momenti in cui alcune trasformazioni vanno stimolate e governate. La sfida più grande che abbiamo davanti è creare le condizioni affinché i nostri ragazzi continuino a vivere e trovino opportunità di lavoro in questa terra, altrimenti la Val d’Orcia sarà destinata a un lento declino. Dobbiamo trovare il giusto equilibrio tra la necessità di avere servizi e infrastrutture al passo coi tempi e quella di tutelare il paesaggio culturale, indispensabile allo sviluppo socioeconomico del territorio. Questa armonia tra innovazione e tradizione, due concetti in apparente contrasto, genera il cosiddetto sviluppo sostenibile, l’unica strada percorribile per un territorio bello e delicato come la Val d’ Orcia».
Una delle iniziative permanenti è la visita a bordo di littorine d’epoca. Quali altri percorsi turistici vengono proposti all’interno del Parco?
«Oltre al treno natura, in Val d’Orcia è possibile fruire di molti itinerari turistici e culturali a piedi, a cavallo o in bici. Le amministrazioni stanno operando per realizzare nuovi percorsi e valorizzare quelli esistenti, anche in sinergia con gli imprenditori del settore ricettivo. C’è poi la grande opportunità della Francigena che, a mio avviso, nei prossimi anni avrà uno sviluppo simile al cammino di Santiago. Il tratto che attraversa la Val d’Orcia, oltre a essere bellissimo e ben conservato, è stato messo da poco in sicurezza grazie ai finanziamenti della Regione Toscana ed è percorso da un numero sempre crescente di pellegrini».
• di Giacomo Govoni
Nella foto in alto, vista della Val d'Orcia