
La Valle Argentina e la lavanda. Coltivazione ad alta quota, oli essenziali, profumi e sapori dell’entroterra del Ponente Ligure
"Montagne blu” è un libro che racconta “spazi vissuti delle Alpi del mare” e accompagna la visita della Valle Argentina, dove il profumo e il colore della lavanda ravvivano i monti dell’entroterra del Ponente Ligure. Dagli strumenti antichi a quelli moderni, l’immagine di un lavoro curato con dedizione di generazione in generazione è spiegato dagli autori del libro, Rita e Patrizia Cugge e Giampiero Laiolo.
Seguendo il profumo di lavanda, il libro traccia un itinerario della Valle Argentina che da Taggia, nota per le olive taggiasche e i canestrelli, prosegue passando per Badalucco, tipico per le sue ceramiche e il legno; Montalto, con il suo pan d’ordiu, Agaggio Inferiore, con l’antica distilleria; Molini di Triora, con le lumache, il brus, il miele e il vino Ormeasco Doc e Triora, con le note streghe e il Museo regionale etnografico e della stregoneria. Con una breve deviazione si arriva a Carpasio, dove ha sede il Museo della lavanda e da qui si può proseguire ancora nelle bellezze naturali dell’entroterra.
È, quello tracciato dal libro, anche un viaggio storico nel termine lavanda, che è di antico uso comune: “talmente generico che quando dal Basso Medioevo si diffusero i ricettari e gli erbari prevalse l’abitudine di nominarla con la parola che più comunemente ne indicava da secoli l’impiego: il gerundio del verbo latino lavare, perciò lavanda. Dall’Età Romana si associò quindi sempre più in modo indissolubile il profumo di questo fiore con il bagno personale e con la lavanda della biancheria”.
Per quanto riguarda la coltivazione, “la coltura di un lavandeto può durare circa dieci anni. Ogni anno a fine agosto, quando la lavanda ha completato la fioritura, si raccoglie e si lega a mazzi che sono appesi in un locale asciutto, dove rimangono fino a completa essiccazione. I mazzetti sono quindi battuti su un telo per far fuoriuscire il seme: rotondo, nero, di dimensioni millimetriche. A ottobre i semi sono messi a dimora su un terreno, sul quale è stata praticata la falsa semina: tecnica già usata in agronomia nei tempi antichi. Sono necessari almeno due anni prima che le piante inizino a dare una buona raccolta.”
Dalla coltivazione alla raccolta, nel mese di agosto, con la lavanda in piena fioritura, in quello spazio di tempo detto “balsamico”. I campi di lavanda in quest’area della Liguria si trovano in alta montagna, tra le ripide Alpi del Mare, dove a volte nel cielo sovrastante ai campi di lavanda di un blu uniforme volteggia l’aquila reale.
Il taglio della lavanda è fatto ancora tutto a mano, come le antiche tradizioni, in quanto la conformità del terreno non permette l'uso di macchinari. Giunta in distilleria la lavanda viene distesa per evitare il riscaldamento dei fiori che nuoce alla qualità dell'olio essenziale. Conclusa la raccolta, il giorno successivo sarà dedicato alla distillazione.
Per quanto riguarda l’uso tradizionale dell’olio essenziale nelle calde serate d’estate si usava come decongestionante per la pelle accaldata oppure con tre gocce d’olio essenziale in un cucchiaio da cucina colmo di olio d’oliva si ottiene un semplice ma efficace olio da massaggio utile per alleviare dolori muscolari e articolari. L’uso più comune era quello per alleviare il mal di testa, frizionandone una goccia sulle tempie. L’idrolato è, invece, l’acqua di lavanda, definita come acqua del benessere, per le funzioni lenitive, purificanti, tonificanti, idratanti e detergenti.
La lavanda è diventata anche una tradizione in cucina, dagli antipasti ai dolci un pizzico di fiore di lavanda conferisce ai piatti una particolare aroma. Deve comunque essere sempre usata con moderazione per via della. Alcuni esempi culinari tradizionali il pane di miele e lavanda, un pane storico tradizionale giunto nel Ponente Ligure dalla Provenza dove, nella sua ricetta originaria, è chiamato Pain d’Epices; oppure la pasta con patate alla lavanda, la frittata di zucchine e lavanda, le polpette di miglio con lavanda, la torta di mele e infine il liquore alla lavanda.
• di Tiziana Achino
Nella foto, Vista della Valle Argentina