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Viaggi - Osservatorio sul turismo di qualità

Ripartire dall’Expo per consolidare i segnali di rilancio del turismo, sciogliendo i nodi che ancora frenano la competitività del settore. L’analisi di Giorgio Palmucci, presidente di Confindustria Alberghi     

Giorgio Palmucci, presidente di Aica, Associazione italiana Confindustria Alberghi

Il trend di crescita dei flussi turistici a livello mondiale è un’opportunità che il sistema Italia non può lasciarsi sfuggire. Al nostro Paese non mancano fattori di attrattività sul versante turistico, ma restano problematiche di natura strutturale e normativa. Giorgio Palmucci, numero uno dell’Associazione italiana Confindustria Alberghi (organismo che rappresenta l’industria turistico-ricettiva di Confindustria), indica le possibili direttrici di sviluppo del comparto e le prospettive del settore alberghiero.

  Qual è il bilancio del 2015, caratterizzato dalla lenta ripresa economica dell’Italia, dall’Expo e dal Giubileo della Misericordia?
«Il settore alberghiero nel 2015 ha ripreso a sperare. Il turismo già oggi con il suo oltre 10 per cento di contributo alla formazione del Pil è un’asse portante dell’economia del nostro Paese. I segnali di ripresa, complice anche l’effetto Expo, si sono andati via via consolidando nel corso dell’anno. Cresce il mercato estero e anche il turismo interno è tornato a muoversi. La crisi della neve ha messo in luce la professionalità dei nostri operatori che hanno saputo gestire la crisi con enormi investimenti sull'innevamento artificiale, che ha permesso di tenere aperti gli impianti. Uno sforzo economico e organizzativo, che deve essere riconosciuto e supportato. Un discorso a sé stante è quello del Giubileo e, di conseguenza, della città di Roma che sta attraversando una fase fortemente negativa, a cui non sono certo estranei i timori che l’attentato di Parigi ha suscitato. Dobbiamo però considerare che, anche in occasione del Giubileo del 2000, i risultati sul fronte del turismo sono arrivati dopo l’evento, con un turismo straniero chiamato in Italia dalla forte esposizione mediatica di cui il Paese aveva goduto nei mesi precedenti. D’altro canto, anche Expo era partito sottotono, con dati di occupazione nel mese di maggio a Milano addirittura negativi rispetto al 2014, ma abbiamo visto tutti l’incredibile risultato degli ultimi mesi di apertura. Speriamo che, ancora una volta, si confermino questi trend, ma non c’e dubbio che l’assenza di un ente di promozione nazionale - la nuova Enit di fatto non è ancora in condizione di operare - non ci aiuta».

Cosa si attende dal 2016?  
«Ci auguriamo si confermi e consolidi un quadro di riferimento positivo, e che vengano sciolti al più presto i nodi che ancora bloccano l’operatività del nostro ente così importante per il rilancio del settore».

  Con quali strategie di sviluppo le catene alberghiere stanno affrontando le sfide attuali del turismo, dalla promozione digitale alla concorrenza di forme atipiche di accoglienza?
«Il settore alberghiero sempre di più sta puntando sulla qualità dell’accoglienza come fattore competitivo. Lo dimostra l’incredibile numero di domande – oltre 3mila - che il tax credit ristrutturazioni ha avuto nello scorso mese di novembre. Le nuove forme di accoglienza alternativa e le logiche di sharing economy impattano fortemente sul mercato dell’accoglienza, considerato anche che godono dell’assenza di un quadro regolatorio e fiscale diversamente da quanto previsto per le attività più consolidate. Come già ribadito in passato, non siamo contrari a nuove formule di accoglienza, ma riteniamo sia sempre più necessario un quadro di riferimento che affronti i temi della fiscalità e della sicurezza, garantendo la trasparenza dell’offerta. Allo stesso tempo dobbiamo anche sottolineare l’esigenza di una profonda semplificazione delle regole che il settore alberghiero deve sopportare. Un sistema obsoleto e anacronistico - basti pensare alla doppia licenza per la ristorazione ai non alloggiati - che condiziona la capacità delle imprese di rispondere alle esigenze di un mercato che si caratterizza per una fortissima dinamicità».

  Il governo sta sostenendo il settore alberghiero con misure quali il tax credit per la digitalizzazione e la ristrutturazione. Quali altri strumenti e azioni ritiene necessari per accrescere la competitività delle strutture ricettive italiane?
«Il riscontro ottenuto dall’intervento del Ministero con i tax credit riqualificazione e digitalizzazione dimostra, come in più occasioni da noi già evidenziato, che questi due strumenti sono al centro degli investimenti delle nostre imprese, dedite a recuperare quote di mercato a fronte di una forte crescita del turismo mondiale. Riqualificare un comparto vuol dire stimolare in modo trasversale tutte le attività coinvolte nei lavori di ristrutturazione. Dall’informatizzazione all’ammodernamento strutturale e degli interni possono nascere, in parte, sinergie importanti per il rilancio dell’economia. Mantenere alto il posizionamento del Bel Paese rispetto ai competitor internazionali è solo uno degli obiettivi rispetto ai quali continueremo a lavorare anche nel 2016. Non dimentichiamo poi che il settore alberghiero funge anche da vetrina del made in Italy: dalla ristorazione all’arredo di design, dalla cura nel dettaglio all’ospitalità in senso stretto, il cliente internazionale entra in contatto e sviluppa l’idea del prodotto tipico italiano anche attraverso il soggiorno nelle nostre strutture ricettive. È per questo che il turismo, e in particolare il nostro comparto, rappresenta un volano per l’export italiano e quindi contribuisce al rilancio dell’intera economia nazionale».

  Si registra una ritrovata attrattività dell’Italia da parte degli investitori internazionali nel settore dell’hotellerie. Quali sono i fattori da cui partire per valorizzare ulteriormente l’immagine dell’Italia e incrementare le potenzialità delle catene alberghiere anche, ad esempio, nel segmento di lusso?
«Malgrado tutto, le analisi di medio e lungo periodo vedono il mercato turistico italiano in crescita, anche in ragione del complessivo aumento del turismo a livello mondiale. Il nostro Paese mantiene una forte capacità di attrattiva, ma le debolezze organizzative e infrastrutturali ci penalizzano nel confronto con altre realtà più dinamiche. È un dato che colpisce quello che emerge dal confronto dei dati della United Nations World Tourism Organization, che mostrano per l’anno 2014 una crescita degli arrivi turistici internazionali in Italia dell’1,8 per cento rispetto al 2013, mentre la Spagna nello stesso periodo aumenta del 7,1 per cento. Il nostro potenziale è importante, ma per cogliere le opportunità dello sviluppo, occorre un sistema di promozione unitario che sappia muoversi sui mercati internazionali e un sistema di infrastrutture e trasporti all’altezza degli altri Paesi europei. Per i turisti, ma anche per i cittadini».

  Quali linee guida delineerebbe dovendo procedere a un ripensamento normativo dell’accoglienza italiana?
«È ormai imprescindibile un complessivo riordino della normativa in materia di accoglienza. Il sistema alberghiero è a tutt’oggi ancorato a una regolamentazione anacronistica che condiziona la vita dell’impresa alberghiera con leggi e balzelli fuori dal tempo come l’obbligo della doppia licenza per la ristorazione ai non alloggiati. Al contrario, le nuove tipologie di ricettivo si stanno sviluppando in assenza di una anche minima disposizione di sicurezza a tutela degli ospiti e della collettività. La crescita di questi nuovi fenomeni deve essere un’opportunità per intervenire finalmente in un quadro che da troppo tempo è fermo e lontano dalla realtà. La situazione della classificazione alberghiera in Italia con una codifica comune, le stelle, ma con norme diverse per ciascuna regione, determina una percezione di poca trasparenza nel turista e difficoltà operative per le aziende del settore. Il tutto accentuato dalla carenza dei controlli del tutto o in parte assenti che determina fenomeni di concorrenza sleale e distorsione del mercato. È necessaria l’adozione di un sistema di classificazione omogeneo su tutto il territorio nazionale, coerente con gli standard di mercato internazionale».      

• di FRANCESCA DRUIDI