
L’affermazione di un’identità europea passa dalla riappropriazione delle radici culturali e dalla salvaguardia del suo patrimonio. Ne parla Franco Bernabè, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco
Il 2018 è l’Anno europeo del Patrimonio culturale, che come sottolinea Franco Bernabè, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, non è un’iniziativa isolata ma rientra in un programma di allargamento della governance comunitaria oltre gli ambiti del mercato e delle regole finanziarie ed economiche. A novembre è stata proclamata la carta dei diritti sociali a Goteborg in Svezia: il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker ha infatti presentato il Pilastro europeo dei diritti sociali, che promuove un percorso di “convergenza sociale verso l’alto”. «In quest’ottica si pone anche l’Anno europeo per il Patrimonio culturale, che risponde all’obiettivo di ri-centrare l’Europa sul patrimonio, da intendersi come ideale culturale, storico ed economico per far sì che ci si possa riappropriare e rinnamorare delle nostre radici culturali in senso ampio, in contrapposizione ai populismi che, in questo momento, attraversano il continente. Il motto, infatti, è “Il nostro patrimonio: dove il passato incontra il futuro” e ha l’obiettivo di rafforzare il senso di appartenenza a uno spazio comune europeo, accrescendo o in alcuni casi creando la consapevolezza che esista un’identità europea da custodire e rinforzare». L’Unesco è partner del progetto, anche in considerazione del fatto che in Europa si trova un numero significativo dei siti iscritti al patrimonio Mondiale.
Quali saranno i principali appuntamenti per l’Unesco?
«Le iniziative sono davvero molteplici e varie: dai workshop volti a definire buone prassi per la conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale al seminario sull’uso di nuove tecnologie satellitari per monitorarlo e salvaguardarlo dai geo-rischi. Mi piace anche ricordare il XX Congresso internazionale di arte rupestre Ifrao in Val Camonica (dal 29 agosto al 2 settembre), perché questo è stato il primo sito con arte rupestre al mondo (insieme con la valle del Vézère in Francia) a entrare nella lista del Patrimonio mondiale, a cui si sono aggiunti negli anni successivi altre 23 aree. È stata a suo tempo una scelta molto innovativa, che ha portato queste fondamentali manifestazioni dell’uomo – prima considerate alla stregua di semplici curiosità – all’attenzione del mondo come alla base dello sviluppo della cultura umana. E poi ricordo il convegno per la presentazione del Comitato di supporto alla candidatura Unesco della Via Francigena, che ci auguriamo possa entrare in un prossimo futuro nella lista del Patrimonio mondiale».
Rispetto ai 4 grandi obiettivi individuati- partecipazione, sostenibilità, protezione, innovazione- quali sono le priorità da attuare nel nostro Paese ma non solo?
«Partirei dall’interdipendenza di tre termini chiave: la protezione, la tutela del contesto storico, culturale e sociale che ha prodotto e produce – come vivente – il bene culturale; la promozione, attraverso strumenti di educazione formale e non e il rilancio dello stesso patrimonio; la trasmissione, che rafforza il senso di appartenenza delle comunità (principio animatore dell’Anno del Patrimonio culturale) e rende il patrimonio culturale accessibile a tutti, utilizzando gli strumenti digitali ed eliminando le barriere sociali. Questi tre aspetti hanno bisogno di allinearsi in una tensione perfetta, una sorta di ‘ottimo paretiano’ in cui non ci sia la dominanza di un termine sugli altri, perché solo il loro equilibrio può portare all’attuazione del principio chiave della sostenibilità, un concetto che ha implicazioni economico-finanziarie, ambientali, sociali e culturali rispetto allo stile di vita e determina la misura del nostro benessere».
Il riconoscimento dell’Unesco si traduce in un marchio di qualità per la promozione dei luoghi con significative ricadute economiche. Qual è oggi lo scenario?
«L’iscrizione alla lista Unesco di un sito, di un paesaggio o di un elemento, equivale a entrare in un circuito di enorme visibilità. Praticamente significa diventare oggetto di una campagna pubblicitaria globale di immenso valore commerciale. Il riconoscimento diventa un indicatore selettivo nella scelta di una destinazione turistica con un elevato incremento di attenzione anche da parte dei media, come testimonia il successo del ciclo di trasmissioni dedicato dalla Rai ai siti Unesco italiani. Le caratteristiche socio-economiche del territorio all’atto dell’iscrizione definiscono quasi immediatamente la traiettoria verso cui si indirizzerà quel potenziale di sviluppo che esisteva prima del conseguimento del marchio Unesco e la portata della ricaduta economica derivata. Il punto fondamentale è far sì che tutto questo non diventi un’onda anomala che metta a rischio la capacità di carico dei beni e dei territori in cui essi si collocano. In questo senso, c’è oggi particolare attenzione ai piani di gestione dei beni Unesco e la riappropriazione, da parte dei cittadini, del proprio patrimonio è indispensabile e funzionale a una sua corretta fruizione e conservazione».
Ha partecipato all’Unesco Italian Youth Forum a Matera, il primo forum internazionale dei giovani italiani interamente dedicato ai grandi temi dell’Unesco.
«Ho evidenziato la necessità di creare sinergia tra interessi economici e strettamente culturali, dal momento che il patrimonio è, innegabilmente, un prodotto anche economico. Ma, ribadisco, la tutela del patrimonio e la sostenibilità sono i due assi fondamentali di intervento su cui impostare corrette politiche di sviluppo per una crescita intelligente, inclusiva e che non comprometta la possibilità alle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Le nuove generazioni sono, come sempre, quelle da cui ripartire. Ripartire dai loro diritti ma anche riscrivere con loro il concetto di funzione del patrimonio culturale, tracciando nuove strade e riscrivendo nuovi valori partendo dalla consapevolezza delle proprie radici».
• di Francesca Druidi
Franco Bernabè, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco